L’Italia sta vivendo un vero e proprio collasso demografico della popolazione autoctona. La bassa natalità, combinata con l’alto tasso di mortalità, sta causando una progressiva estinzione della popolazione originaria italiana.
I dati sono impietosi: se nel breve periodo non si registrerà un aumento significativo del tasso di natalità, la popolazione italiana storica è destinata a scomparire progressivamente. Si tratta di un declino inevitabile, frutto di una cultura che ha ormai abbandonato l’idea di procreare, preferendo uno stile di vita individualista, consumista e privo di progetti familiari.
Per contrastare il calo demografico e sostenere la popolazione attiva, la nazione ha scelto di aprire le porte a ondate di immigrati, senza rendersi conto che questa decisione, anziché risolvere il problema, sta contribuendo a distruggere lentamente la sua identità culturale.
Questo crea un panorama in cui, in futuro, la cultura italiana non solo perderà la sua omogeneità, ma rischierà di essere marginalizzata. Quindi, mentre la popolazione autoctona cala, le nuove generazioni di immigrati, con il loro alto tasso di natalità, cresceranno e prevarranno sulle future generazioni italiane. Non è un “arricchimento culturale”, ma una sostituzione.
Gli immigrati che arrivano, sono per la maggior parte giovani e in cerca di opportunità economiche, ma non per questo sono destinati a integrarsi perfettamente nel contesto culturale e sociale italiano. In realtà, l’immigrazione massiccia porta a una frammentazione della società, con la creazione di “ghetti” e l’impossibilità di una vera assimilazione.
Con l’afflusso continuo di migranti, l’Italia sta progressivamente perdendo il controllo sulla propria cultura e lingua. Ogni nuova generazione di immigrati contribuisce a un accresciuto pluralismo culturale che rischia di minare la coesione sociale. È ormai evidente che gli immigrati non si limitano a essere una forza lavoro; molti, specie nelle aree più povere, sono una forza di cambiamento radicale. A lungo termine, l’italiano potrebbe diventare una lingua meno utilizzata, mentre altre lingue e culture prevalgono. Non si può ignorare il fatto che l’italiano è già considerato una lingua di minoranza in molte aree urbane, dove gli stranieri rappresentano la maggiore percentuale della popolazione giovane. La vera domanda è: tra qualche decennio, chi parlerà italiano come lingua madre?
In un contesto in cui la popolazione autoctona non cresce, e le politiche di welfare sono sempre più insostenibili, l’immigrazione diventa la soluzione perfetta per i governi. Non si tratta di “accoglienza”, ma di una vera e propria strategia economica. L’Italia, a causa del basso tasso di natalità tra la sua popolazione, è costretta a fare affidamento su una forza lavoro giovane composta da figli di immigrati, che, crescendo, sostituiranno progressivamente la popolazione originaria. Non importa quanto si mascheri il termine “sostituzione” sotto il termine “integrazione”; la realtà è che i giovani immigrati, con i loro tassi di natalità più elevati, finiranno per superare gli italiani autoctoni. L’Italia rischia di trasformarsi in un paese straniero per gli stessi italiani.
Gli italiani sembrano rassegnarsi a una visione edulcorata e illusoria del futuro. La realtà è che l’integrazione tra le diverse etnie è un mito romantico che non corrisponde alla verità dei fatti. Le seconde e terze generazioni di immigrati non sono affatto destinati a diventare italiani nel vero senso del termine. L’identità italiana verrà soppiantata dalle nuove generazioni che non sentiranno alcun legame profondo con la cultura italiana. La visione dell’Italia come una nazione omogenea, con una propria cultura, lingua e tradizioni, è destinata a essere un ricordo. La sostituzione culturale avviene non solo demograficamente, ma anche attraverso un processo di erosione identitaria che sarà irreversibile.
Il dato più sconvolgente di questa situazione è che, in fondo, gli italiani stessi non sembrano preoccupati di questo declino. Non vedono il pericolo di perdere la propria identità nazionale. Al contrario, molti sono talmente distratti dal proprio benessere individuale, da ignorare completamente il fatto che il paese sta cambiando sotto i loro occhi. Non sono i migranti a “prendere il posto” degli italiani, ma sono gli stessi italiani che cedono il posto, scegliendo di non procreare, di non investire nel futuro, di non proteggere il proprio patrimonio culturale. Il suicidio demografico italiano è la diretta conseguenza della sua apatia.
La verità è questa: l’Italia sta diventando un paese straniero per gli italiani. I numeri sono chiari. Gli immigrati, con il loro tasso di natalità superiore e il continuo afflusso, finiranno per essere la parte dominante della popolazione. E quando ciò accadrà, non sarà più possibile fare retromarcia. La cultura, la lingua e l’identità italiana saranno diluite, mescolate e soppiantate. Non ci sarà spazio per rimpianti. La sostituzione non è una teoria, ma una realtà imminente, che sembra essere accettata senza alcuna reazione da parte degli italiani.

Il programma di sostituzione etnica è molto vecchio, e prende il nome di “Piano Kalergi”. Il testo di riferimento per l’argomento è il seguente:
“Kalergi. La prossima scomparsa degli europei”, Autore: Matteo Simonetti. Lo raccomando a tutti i pochissimi interessati. Ad essi consiglio anche di dotarsi di passaporto, se non lo hanno già.
questo scempio lo dobbiamo ai governi avvicendatisi negli anni.
L’italiano non ha capito che regolamentare l’immigrazione non
è manifestare razzismo ma buonsenso. Erogare i bonus
a chi fa figli spesso riguarda gli stranieri privi di radici che votano
chi fornisce loro sostanze economiche. Magari non parlano ltaliano
ma fanno la croce sulla scheda del partito benefattore. Spesso sono
loro che non vogliono integrarsi semmai obbligare noi a farlo con
le loro religioni e credenze.