IBM ha intrapreso una mossa decisiva che potrebbe segnare un punto di non ritorno nel panorama lavorativo globale. L’azienda ha annunciato che congelerà circa 7.800 assunzioni, con l’intenzione di sostituire questi posti con l’intelligenza artificiale (IA) nei prossimi cinque anni.
Un’intera parte della sua forza lavoro, comprese funzioni fondamentali come le Risorse Umane, sarà progressivamente automatizzata, con compiti come la gestione dei movimenti dei dipendenti e dei servizi trasferiti alle macchine. IBM sembra orientarsi verso un futuro in cui l’intervento umano diventerà sempre meno necessario.
Le implicazioni di questa scelta vanno ben oltre i numeri: circa 26.000 posti di lavoro sono a rischio, considerando anche le posizioni non direttamente a contatto con il cliente, che subiranno una netta riduzione delle assunzioni. Di queste, 7.800 saranno sostituite direttamente con l’intelligenza artificiale, una mossa che segna una delle più grandi sostituzioni di lavoratori umani con intelligenza artificiale in un’azienda di tali dimensioni.
In un contesto in cui il settore tecnologico sta già affrontando massicci licenziamenti, come quelli di Microsoft e Meta, l’annuncio di IBM alimenta il dibattito sull’ascesa incontrollata dell’intelligenza artificiale e sulle sue drammatiche conseguenze per il mondo del lavoro.
La sostituzione dei lavoratori con le macchine sta diventando una realtà tangibile, e con essa sorgono incertezze e preoccupazioni sul futuro di milioni di persone.