Nel gennaio 2024, una ricerca pionieristica condotta da Rhawn Gabriel Joseph, Chris D. Impey, Olivier Planchon, Rosanna del Gaudio e altri studiosi ha portato alla luce scoperte straordinarie sui plasmi, misteriosi fenomeni visivi che sono stati osservati nello spazio. Questi plasmi, che possono raggiungere dimensioni fino a un chilometro, hanno suscitato un rinnovato interesse scientifico e sono stati filmati durante dieci diverse missioni dello Space Shuttle della NASA, a oltre 200 miglia di altezza, nella termosfera terrestre. L’obiettivo principale di questa ricerca è esaminare il comportamento di questi plasmi e le loro implicazioni per la comprensione della vita nello spazio, nonché il loro possibile legame con i fenomeni aerei non identificati (UAP).
Gennaio 2024
Autori: Rhawn Gabriel Joseph, Cosmology.com; Chris D. Impey, Università dell’Arizona; Olivier Planchon, Rosanna del Gaudio, Università di Napoli Federico II
Negli ultimi decenni, un numero crescente di osservazioni scientifiche ha portato alla luce uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi dello spazio: i plasmoidi o plasmi auto-illuminati.
Questi misteriosi oggetti, che possono arrivare fino a un chilometro di dimensione, si comportano in modo sorprendentemente simile agli organismi multicellulari. Filmati durante dieci diverse missioni dello Space Shuttle della NASA, a oltre 200 miglia sopra la Terra, nella termosfera, questi plasmi hanno attirato l’attenzione degli scienziati di tutto il mondo.
I Plasmi e il Loro Comportamento
I plasmi osservati non sono solo fenomeni visivi, ma sembrano interagire attivamente con il loro ambiente. Sono attratti dalla radiazione elettromagnetica e sembrano “nutrirsi” di essa. La loro presenza è stata registrata mentre si avvicinano a temporali, si aggregano in centinaia di esemplari, e interagivano con satelliti generando attività elettromagnetica. In alcune riprese, i plasmi si avvicinano agli Space Shuttles, rivelando una connessione tra questi misteriosi oggetti e le attività spaziali.
I plasmi sono stati filmati mentre compivano movimenti altamente coordinati. Un’analisi computerizzata delle traiettorie di volo ha documentato che questi plasmi viaggiano a diverse velocità, provenendo da direzioni diverse, e mutano continuamente il loro angolo di traiettoria, compiendo spostamenti di 45°, 90° e addirittura 180°. Questi cambiamenti nella loro traiettoria suggeriscono una sorta di “comportamento strategico”, quasi predatorio, in cui i plasmi interagiscono tra loro, si fermano, si spostano in gruppo, e lasciano dietro di sé una scia di polvere plasmatica.
Un Quarto Stato della Materia
Ma cosa sono davvero questi plasmi? Sebbene non siano biologici, la loro forma e il loro comportamento suggeriscono che potrebbero rappresentare una forma di pre-vita. I plasmi costituiscono un quarto stato della materia, distinto dai solidi, liquidi e gas, e sono particolarmente attratti dall’attività elettromagnetica. La loro esistenza potrebbe essere la chiave per comprendere come la vita, in forme primitive, potrebbe essersi originata nello spazio. Secondo alcuni ricercatori, l’incorporazione di elementi comuni nello spazio, come l’azoto e il carbonio, potrebbe portare alla sintesi di RNA, una molecola fondamentale per la vita biologica.
Plasmi e UFO: Una Connessione Storica
La connessione tra i plasmi e i cosiddetti Fenomeni Aerei Non Identificati (UAP) non è affatto nuova. Già negli anni ’40, i piloti della Seconda Guerra Mondiale avevano fotografato fenomeni simili, identificandoli come “Foo fighters”. Successive osservazioni da parte di astronauti e piloti militari hanno continuato a documentare l’apparizione di questi plasmi, che sono stati classificati come UAP (UFO). Le loro caratteristiche – il movimento erratico, la capacità di cambiare velocità e direzione, e la loro interazione con l’ambiente elettromagnetico – li rendono simili ai fenomeni UFO di cui si parla da decenni.
Implicazioni e Conclusioni
La scoperta e l’analisi dei plasmi offre un nuovo punto di vista sul possibile legame tra la vita nello spazio e i misteriosi avvistamenti di UFO. Sebbene questi plasmi non siano una forma di vita biologica, la loro struttura e il loro comportamento suggeriscono che potrebbero rappresentare una fase precedente alla vita stessa, un “pre-vita” che, attraverso la combinazione di elementi presenti nello spazio, potrebbe eventualmente evolvere in forme di vita biologica, come suggerito da alcune teorie sulla sintesi dell’RNA.
Gli scienziati sono ancora lontani dal comprendere completamente la natura dei plasmi e il loro potenziale, ma le scoperte finora raccolte aprono nuovi orizzonti nella ricerca sulla vita extraterrestre e sulla materia nell’universo. L’analisi approfondita di questi fenomeni potrebbe non solo rispondere a domande sul passato della vita nello spazio, ma anche gettare luce sul futuro della ricerca sui fenomeni aerei non identificati.
Per ulteriori dettagli, è disponibile un supplemento video con filmati ufficiali delle missioni NASA su ResearchGate (https://www.researchgate.net/publication/383410701).