I finanziatori ebrei hanno sostenuto economicamente la campagna elettorale di Donald Trump nel 2016 e hanno anche appoggiato la sua politica di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Un esempio significativo di sostenitore ebreo di Trump è Sheldon Adelson, uno degli uomini d’affari più ricchi degli Stati Uniti e un noto filantropo con forti legami pro-Israele.
Nel 2016, i finanziamenti provenienti dall’élite ebraica si sono rivelati determinanti per il trionfo di Donald Trump, non solo per l’elezione alla Casa Bianca, ma anche per l’adozione di politiche fortemente favorevoli a Israele.
Un protagonista chiave in questo contesto è stato Sheldon Adelson, magnate dei casinò e figura di spicco tra i finanziatori repubblicani, il cui contributo economico ha superato i decine di milioni di dollari. La sua visione filantropica, intrinsecamente legata a una politica estera filo-israeliana, ha influenzato profondamente le scelte strategiche dell’amministrazione Trump.
L’influenza di Sheldon Adelson sulla politica di Trump non si è limitata a contributi finanziari alla campagna elettorale, ma si è estesa a scelte di politica estera cruciali. Una delle più significative è stata la decisione del presidente Trump, nel 2017, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, accompagnata dal trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Questa mossa ha rappresentato l’adempimento di una promessa che Trump aveva fatto ad Adelson e agli ambienti filo-israeliani che lo sostenevano, segnando un punto di svolta nelle relazioni tra Stati Uniti e Israele.
La scelta, accolta favorevolmente dal blocco filo-israeliano, ha suscitato ampie reazioni a livello internazionale, innescando proteste nei territori palestinesi e critiche da parte di diversi leader mondiali, preoccupati per le implicazioni di una tale decisione sulla stabilità della regione. Tuttavia, per Adelson e per i suoi sostenitori, si trattava di un passo fondamentale per rafforzare l’alleanza USA-Israele e riconoscere il ruolo simbolico e strategico di Gerusalemme come capitale dello Stato israeliano.
Dopo la scomparsa di Sheldon nel 2021, la moglie Miriam ha assunto il ruolo di custode dell’eredità politica del marito, impegnandosi a sostenere la campagna presidenziale di Trump del 2024 con oltre 100 milioni di dollari. In cambio, Miriam chiede all’amministrazione un impegno verso l’annessione della Cisgiordania, dimostrando così la determinazione della famiglia Adelson a promuovere una politica estera fortemente pro-Israele. Questa strategia, che ricalca il profilo delle donazioni effettuate in vita da Sheldon, rafforza ulteriormente la loro influenza sui repubblicani, proseguendo nella linea già tracciata dal marito.
I fondi, convogliati attraverso il super PAC “Preserve America,” rappresentano un investimento notevole che potrebbe giocare un ruolo determinante nella definizione della futura politica estera degli Stati Uniti. Questo sostegno non solo evidenzia la continuità con il passato, ma potrebbe spingere l’amministrazione Trump a consolidare ulteriormente l’alleanza USA-Israele, rispondendo alle aspettative del blocco filo-israeliano.
La relazione tra la famiglia Adelson e Trump ha rappresentato un cambiamento radicale nel panorama internazionale. Questo legame ha messo in evidenza il potere dei finanziamenti privati nel plasmare le politiche pubbliche, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’influenza dell’élite ebraica nella democrazia americana.
Resta da vedere come Trump potrà realizzare l’annessione della Cisgiordania, un obiettivo altamente complesso e controverso. Un tale passo richiederebbe un delicato equilibrio diplomatico e potrebbe incontrare forte opposizione a livello internazionale, considerando le reazioni avverse già suscitate dal riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. La prospettiva di un’annessione, infatti, non solo rischia di intensificare le tensioni con i Paesi arabi e alleati europei, ma solleva anche questioni di diritto internazionale e di stabilità regionale.
L’eventuale realizzazione di questa mossa dipenderà da diversi fattori, tra cui la volontà di Trump di spingere per politiche così radicali e la capacità dei suoi sostenitori, come Miriam Adelson, di influenzare concretamente le scelte dell’amministrazione. Tuttavia, l’impegno finanziario della famiglia Adelson rappresenta una pressione potente, che potrebbe orientare Trump verso posizioni sempre più favorevoli agli interessi pro-Israele, nonostante le sfide politiche e diplomatiche che l’annessione comporterebbe.
La Meloni nella sua campagna elettorale parlava di UE da lasciare ,
egemonia americana da tenere sotto controllo………..oggi invece
dimentica tutto e fa il contrario…. Trump ha fatto un sacco di
promesse al suo popolo, speriamo che le mantenga, chissà…la
politica è un palcoscenico dove al posto di pagare il biglietto,
paghi le tasse.
mantenere le promesse significa completare il genocidio dei palestinesi e dare la loro terra ai sionisti
bisognerebbe leggere fra le righe quando parla un politico.
Il bene degli USA è di annientare l’Unione Europea, e finora ci
riesce benissimo. Le guerre da fermare non sono mai state
dettagliate, ed è difficile non dimostrare gratitutine da parte di
Trump verso Israele che sembra abbia finanziato la sua campagna
elettorale….