Il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, è stato deposto in un colpo di Stato guidato dal generale Abdourahmane Tchiani. Quest’ultimo ha preso il controllo del paese e ha lanciato un appello nazionale televisivo, invitando la popolazione a difendere la nazione e resistere all’ingerenza straniera e all’intervento militare.
Il generale Tchiani, attuale comandante della guardia presidenziale del Niger, ha tenuto uno dei pochi discorsi al paese dal suo insediamento, sottolineando la necessità di sconfiggere coloro che minacciano il benessere della popolazione e destabilizzano il paese.
La situazione ha innescato crescenti tensioni regionali e ha attirato l’attenzione della comunità internazionale. Il blocco regionale dell’Africa occidentale ECOWAS ha minacciato l’uso della forza militare se il presidente Bazoum non venisse rilasciato dagli arresti domiciliari e reintegrato entro una scadenza, imponendo nel frattempo severe sanzioni economiche.
Il colpo di Stato ha ricevuto una ferma condanna dai paesi occidentali, che hanno sempre considerato il Niger un partner affidabile nella lotta contro il terrorismo legato ad al-Qaeda e allo Stato Islamico nella regione del Sahel. L’evacuazione dei cittadini stranieri è stata avviata da diverse nazioni occidentali, tra cui Francia e Italia, mentre gli Stati Uniti hanno espresso il loro impegno a ripristinare un governo democraticamente eletto nel Niger.
Il generale Tchiani, che comanda la guardia presidenziale del Niger, ha promesso di creare le condizioni per una transizione pacifica alle elezioni dopo la cacciata del presidente Mohamed Bazoum.
Il Niger è un’importante esportatore di oro e uranio verso la Francia, due risorse naturali fondamentali per l’economia francese. L’oro, utilizzato in diverse industrie come gioielleria, elettronica e riserva di valore, rappresenta un’importante fonte di interesse strategico per la Francia, insieme all’uranio che è essenziale per l’industria nucleare del paese. La Francia è uno dei principali produttori di energia nucleare a livello mondiale e dipende in modo significativo dall’uranio proveniente dal Niger per alimentare le sue centrali nucleari.
Quindi, la Francia ha un forte interesse nel garantirsi un approvvigionamento stabile e costante di risorse chiave provenienti dal Niger. A tal fine, potrebbe ritenere necessario adottare politiche e stipulare accordi volti a assicurare una fornitura sicura e ininterrotta di oro e uranio. In alternativa, potrebbe valutare l’opportunità di interventi militari per proteggere i suoi interessi commerciali e strategici nella regione.
Gli autori del colpo di stato hanno accusato la Francia di pianificare un intervento militare a Niamey, a sostegno del presidente deposto.
“Comunicato numero 14: nell’ambito della ricerca delle modalità di intervento militare in Niger, la Francia, con la complicità di alcuni nigerini, ha tenuto una riunione presso la sede della Guardia Nazionale del Niger per ottenere le necessarie autorizzazioni politiche e militari. Hassoumi Massaoudou, in qualità di Primo Ministro, ha firmato il documento, che recita: “Il sottoscritto Hassoumi Massaoudou, Ministro degli Affari Esteri, Primo Ministro ad interim, autorizza i partner francesi ad effettuare attacchi al palazzo presidenziale per liberare il Presidente del Niger, Mohammed Barzoum, tenuto in ostaggio. Questa è una notifica ufficiale. Firmato, Primo Ministro in carica”, ha dichiarato Amadou Abdramane, portavoce degli autori del colpo di Stato.
Il presidente francese Emmanuel Macron aveva minacciato la domenica precedente di rispondere “in modo immediato e incisivo” a qualsiasi attacco contro i cittadini francesi e gli interessi del suo paese in Niger, dove migliaia di manifestanti favorevoli al colpo di stato avevano preso di mira l’ambasciata francese a Niamey. Le forze di sicurezza avevano disperso i manifestanti che avevano cercato di entrare nell’ambasciata utilizzando gas lacrimogeni.
La pressione sugli autori del colpo di stato, che hanno preso il potere il 26 luglio, per ripristinare l'”ordine costituzionale”, sta crescendo da parte di tutti i partner occidentali.
La Francia e gli Stati Uniti hanno rispettivamente 1.500 e 1.100 soldati dispiegati in Niger, impegnati nella lotta contro il jihadismo.
Le nazioni dell’Africa occidentale hanno imposto un ultimatum di una settimana all’esercito nigerino, richiedendo un ritorno completo all’ordine costituzionale e non escludendo l’opzione di ricorrere alla forza se ciò non avverrà.