Nell’aprile del 2022, si verificò un caso in cui un bidello di una scuola di Roma palpeggiò una studentessa di 17 anni, il quale fu immediatamente denunciato dalla vittima. Tuttavia, i giudici non hanno riconosciuto quell’atto come una forma di violenza sessuale, poiché il contatto fisico durò solamente tra i 5 e i 10 secondi, considerato quindi insufficiente per una condanna.
La sentenza emessa dai giudici del Tribunale Penale di Roma, che ha suscitato molte discussioni, è stata giustificata con l’argomentazione che l’azione improvvisa e priva di insistenza nel toccamento non consentiva di configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza richiesto dalla norma penale.
Nonostante abbiano riconosciuto la manovra come maldestra, i giudici hanno ritenuto che il breve episodio di palpeggiamento non fosse sufficiente per configurare un caso di violenza sessuale.
La studentessa molestata ha espresso la sua rabbia e delusione, descrivendo l’accaduto con grande amarezza.
“Per i giudici c’è stato un intento scherzoso? Il bidello mi ha preso alle spalle senza dire nulla. Poi mi ha infilato le mani nei pantaloni e sotto gli slip. Mi ha palpeggiato il sedere. Poi mi ha tirato su tanto da farmi male alle parti intime. Questo, almeno per me, non è uno scherzo”.
La studentessa ha continuato commentando amaramente la sentenza, affermando che dopo una decisione del genere, le ragazze potrebbero pensare che non valga la pena denunciare un’aggressione. Nella sua situazione, è stata la scuola a presentare la denuncia, fornendo il suo sostegno. Le denunce vengono fatte per cercare giustizia, poiché il silenzio in generale protegge gli aggressori. Nonostante ciò, spera che la Procura decida di fare appello, altrimenti si sentirebbe tradita per la seconda volta.