Un gravissimo incidente si è verificato negli scorsi giorni lungo la tangenziale di Napoli: un’auto è esplosa, ferendo in maniera serie i due occupanti. Nella giornata di ieri sono emersi dettagli in più in merito a questo drammatico episodio.
Repubblica parla di una vettura prototipo, alimentata con un sistema a energia solare e a benzina, un ibrido quindi, e al suo interno vi si trovavano Maria Vittoria Prati e Fulvio Filace, ricercatrice e tirocinante dell’Istituto motori del Cnr.
Entrambi sono ricoverati in prognosi riservata presso il reparto Grandi ustioni dell’ospedale Cardarelli di Napoli dopo aver riportato ustioni di terzo grado su tutto il corpo. Non si tratta di un nuovo caso di EV deflagrato, come quello recente dell’auto elettrica esplosa a Treviso che ha distrutto garage e casa, ma di una vettura concept, un progetto europeo a cui stavano appunto lavorando i due studiosi del Cern, anche se sembra che l’istituto non ne facesse parte direttamente.
L’auto scelta è una Volkswagen Polo, e i ricercatori avevano aggiunto un pannello solare sul cofano nonché alcuni macchinari sui sedili posteriori. Il direttore dell’istituto, Riccardo Chirone, ha spiegato a Repubblica che
«la vettura è un prototipo affidato all’università di Salerno per un progetto di ricerca europeo sulla ibridizzazione dei motori di cui il Cnr non è partner. Le prove vengono fatte anche su strada», aggiungendo di aver avviato un’indagine interna assicurando che «da parte del Cnr c’è la massima collaborazione con le autorità. Questa vicenda ci rattrista e ci colpisce molto per il coinvolgimento di una collega e di un giovane studente».
Maria Vittoria Prati, ricercatrice a bordo dell’auto esplosa, non era assolutamente un novellino:
«I motori – spiega Chirone – sono da sempre la sua passione. Siamo originari di Piacenza, lei è rimasta qui dopo la laurea e il matrimonio. Inviava sempre foto dei suoi lavori anche a bordo di navi e treni. Da poche settimane stava lavorando a questo nuovo progetto», con alle spalle 30 anni di lavoro sui motori e sull’uso di combustibili alternativi.
E ora i famigliari vogliono chiarezza:
«Non abbiamo saputo niente della dinamica, per quanto tempo Maria Vittoria è rimasta nell’auto e se è stata aiutata a uscire. Tra i suoi colleghi del Cnr, nessuno si spiega l’accaduto», spiegano i parenti della donna.
Da stabilire anche la presenza di alcune bombole all’interno della vettura:
«Vogliamo capire – aggiunge e conclude la famiglia di Filace – perché una ricercatrice e uno stagista debbano trasportare un materiale così pericoloso in un’auto comune, chi li ha incaricati, se sono state rispettate le misure di sicurezza. Vogliamo la verità».
Dopo l’incidente degli youtuber in Lamborghini a Roma, un altro gravissimo episodio sulle strade del nostro Paese.