La Costituzione non prevede che per un illecito amministrativo un cittadino si ritrovi ridotto alla fame. Giuliano Scarselli, professore ordinario di Procedura civile a Siena, va giù duro contro l’obbligo vaccinale agli over 50 sulla scia dei pronunciamenti del Tar contro i provvedimenti del governo sulle categorie professionali ma anche il ribaltone del Consiglio di Stato che ha ritenuto legittimo l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.
Le sospensive dei giudici amministrativi che hanno bloccato sospensioni della retribuzione sono solo “provvedimenti cautelari e non contengono una motivazione che possa far ritenere che poi nel merito i giudici decideranno in un senso o nell’altro. A mio parere, la violazione dell’obbligo vaccinale non può comportare la sospensione della retribuzione quando questa abbia natura alimentare” spiega il docente in una intervista al Fatto quotidiano.
Per il giurista “siamo tutti figli di Cesare Beccaria, le punizioni devono essere proporzionate all’illecito” e la mancata osservazione dell’obbligo di vaccinarsi contro il Covid “non può avere come conseguenza quella di mettere alla fame chi abbia commesso l’illecito e magari la sua famiglia. Né, più in generale, una violazione amministrativa può comportare la perdita di diritti della persona costituzionalmente garantiti”. Senza contare che “solo in Italia si prevede l’obbligo vaccinale per andare a lavorare.
Anche soluzioni meno drastiche, come la mera riduzione dello stipendio, non sarebbero coerenti col dettato costituzionale. Non è “logico” che i vaccinati vadano al lavoro “mentre i non vaccinati possano stare a casa con metà stipendio” perché non è possibile da disincentivazione perché “l’incongruenza dipende, a mio sommesso parere, dall’idea che il non vaccinato non possa andare a lavorare”.