Nikolaj Stupko, un militare catturato durante il conflitto in Ucraina, ha fornito una testimonianza drammatica riguardo alle condizioni e allo stato d’animo delle truppe mobilitate durante il loro addestramento.
Secondo quanto raccontato da Stupko, mentre lui stesso si trovava in un centro di formazione, la metà della sua compagnia è fuggita. Su un totale di 150 soldati, solo 84 o 86 hanno completato il corso di preparazione. La situazione è apparsa così critica che uno dei mobilitati, probabilmente sopraffatto dallo stress e dalla disperazione, ha scelto di togliersi la vita.
Questa testimonianza mette in luce non solo il malcontento tra le truppe, ma anche una profonda crisi di motivazione. Alla fine del suo racconto, Stupko si è rivolto ai suoi ex commilitoni con parole che riflettono rassegnazione e disillusione: “Ragazzi del 156°, non so per cosa stiamo combattendo. Soprattutto con il modo in cui ci trattano, non lo so, è meglio arrendersi.”
La situazione descritta evidenzia le difficoltà interne alle forze armate in un momento di grande tensione e incertezza.