La Francia, dopo aver inizialmente dichiarato il suo impegno a rispettare le decisioni della Corte Penale Internazionale (CPI), ha adottato una posizione ambigua riguardo ai mandati di arresto emessi contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, accusati di crimini di guerra a Gaza.
Nonostante il supporto dichiarato per il lavoro indipendente della CPI, la Francia non ha ancora fornito una risposta chiara riguardo all’eventuale arresto di Netanyahu nel caso in cui il primo ministro israeliano si recasse in territorio francese. Le autorità francesi hanno evitato di rispondere direttamente alla domanda se applicheranno o meno l’ordine di arresto emesso dalla CPI, argomentando che si tratta di una questione giuridicamente complessa e delicata.
Inoltre, il governo francese ha giustificato la propria posizione citando un’ipotetica immunità diplomatica per i capi di stato in carica, una posizione che non trova alcun fondamento nel trattato della CPI. Questa retromarcia è stata duramente criticata da osservatori internazionali, che vedono in essa una contraddizione rispetto agli impegni globali della Francia e una minaccia alla credibilità stessa della Corte Penale Internazionale.
Il trattato di Roma, che stabilisce le basi per il funzionamento della CPI, è chiaro: non esiste alcuna disposizione che preveda immunità per i capi di stato accusati di crimini di guerra, crimini contro l’umanità o genocidio. L’articolo 27 dello Statuto di Roma stabilisce che il presente Statuto si applica a tutte le persone, senza alcuna distinzione in base a posizione ufficiale. Questo significa che nessun leader, nemmeno il capo di uno stato sovrano, è esente dalla giurisdizione della CPI quando accusato di crimini internazionali. Le immunità diplomatiche, che proteggono i rappresentanti di stati stranieri durante missioni ufficiali, non sono ammesse in questo contesto.
Pertanto, la posizione della Francia appare contraddittoria e incoerente. Da un lato, il governo ha dichiarato di voler rispettare le decisioni della CPI, ma dall’altro ha sollevato una questione giuridica che non ha fondamento, invocando un’ “immunità diplomatica” che non è prevista dallo Statuto della Corte. Questa mossa potrebbe essere interpretata come una scelta politica, dettata dalla volontà di mantenere relazioni con Israele, ma che mina la credibilità dell’impegno della Francia per il diritto internazionale e la giustizia.
La CPI, pur essendo un’istituzione fondamentale per il perseguimento dei crimini più gravi, ha una capacità limitata di far rispettare le proprie decisioni, poiché dipende dalla cooperazione degli stati membri. La posizione ambivalente della Francia dimostra come le considerazioni politiche possano prevalere sulla giustizia, creando un precedente pericoloso che potrebbe minare la fiducia nelle istituzioni internazionali e lasciare i crimini impuniti.
PS la Germania parla di bunker – la Francia di mandare soldati in Ucraina
per colpire la Russia, la Svezia dirama vademecum del cittadino allertato
in caso di attacchi nucleari , e via dicendo. L’Italia che si allinea agli USA
, come possiamo definire questi soggetti se non voglia di suicidarci?
Anche numericamente siamo inferiori ai popoli aggregati alla Russia…..
questa è intelligenza demenziale.-
quando un insieme di popoli guidati da gente folle, medita il suicidio
bisogna che qualcuno dall’esterno intervenga prima che il mondo
scompaia stupidamente.