L’argomento della telefonata riguarda l’attentato mafioso avvenuto il 28 novembre 1986 nei pressi della cancellata della residenza dell’allora Cavaliere in via Rovani 2, immobile che è anche sede della Fininvest, sul quale il Cavaliere non ha dubbi.
“È stato Mangano”, afferma nella prima delle sei chiamate, spiegando poi al suo interlocutore Marcello:
“È stata un’azione condotta con molta reverenza, quasi con affetto… utilizzando il metodo del 1975”
(anno in cui Berlusconi stesso aveva subito un attentato nella stessa villa di via Rovani, senza tuttavia denunciare Mangano in alcun modo).
Fedele Confalonieri, che era presente ad Arcore al momento dell’esplosione, condivide la stessa convinzione del Cavaliere. Tuttavia, questa certezza sarà smentita il giorno successivo quando Dell’Utri, dopo una conversazione con Cinà, telefonerà di nuovo a Silvio:
“Tanino mi ha detto che è assolutamente escluso, in modo categorico, che possa essere stato Mangano”.
Berlusconi non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. È evidente che conosce Tanino e la sua competenza in materia di mafia. Infine, si tranquillizza completamente quando l’amico Marcello aggiunge:
“Non c’è motivo di preoccuparsi, siamo completamente al sicuro”, “ti spiegherò poi i dettagli”.