La tensione in Medio Oriente torna a salire. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal e confermato da fonti della difesa statunitense, l’Iran avrebbe posizionato dei lanciatori di missili in vista di un possibile attacco contro le forze armate degli Stati Uniti nella regione. Il Pentagono definisce la minaccia “credibile” e afferma di monitorare costantemente la situazione.
L’intelligence americana ha rilevato movimenti sospetti nelle ultime ore, suggerendo che Teheran stia valutando una risposta militare diretta, probabilmente mirata a basi statunitensi situate in Iraq, Siria o nel Golfo Persico. Queste manovre arrivano in risposta a una serie di attacchi aerei condotti da Stati Uniti e Israele contro siti nucleari iraniani.
Il governo iraniano non ha ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale, ma i media statali parlano apertamente di “legittima difesa” e di una “risposta proporzionata in arrivo”. Fonti diplomatiche temono che l’azione di Teheran possa avvenire entro le prossime 48 ore, aumentando il rischio di un’escalation militare diretta tra Iran e Stati Uniti.
Intanto, il comando centrale USA (CENTCOM) ha elevato il livello di allerta nelle basi americane della regione, mentre portaerei e mezzi navali sono stati ridispiegati nel Golfo come misura precauzionale.
L’equilibrio regionale resta estremamente fragile.
Esperti di geopolitica avvertono che un attacco diretto dell’Iran contro le forze statunitensi rappresenterebbe una svolta potenzialmente catastrofica nel conflitto, in grado di coinvolgere altri attori regionali e scatenare una reazione a catena.
