Le parole di Edward Luttwak – “bambini e neonati palestinesi hanno lanciato razzi” – non sono solo vergognose, sono disumane. Sono il prodotto malato di una mente abituata a giustificare massacri con la freddezza dell’intellettuale da salotto. È una frase così infame che dovrebbe bastare, da sola, a bandirlo da ogni spazio pubblico serio.
Non è una provocazione, non è ironia: è una bestialità, una menzogna criminale, che serve solo a una cosa – normalizzare l’omicidio di bambini. Quando si arriva a inventare che neonati possano essere combattenti, significa che si è già oltre la soglia del fanatismo ideologico. È il linguaggio del genocidio. È ciò che serve a pulirsi la coscienza davanti a migliaia di cadaveri piccoli, leggeri, senza nome. È la forma verbale dell’eccidio.
Che una rete nazionale lo lasci parlare così, senza una squalifica immediata, è altrettanto osceno. Significa che l’Italia tollera oggi, in prima serata, il razzismo estremo, la propaganda bellica, la distruzione della verità. E Di Battista ha fatto bene a infuriarsi: altro che dibattito, lì bisognava alzarsi, indignarsi e gridare. Perché a un certo punto il silenzio non è neutralità, è complicità.
Questo non è geopolitica. Questo è vomito travestito da opinione. È l’ideologia di chi, seduto comodo, trova sempre un modo per dire che i morti se la sono cercata. Anche se hanno due mesi. Anche se non hanno ancora detto la loro prima parola.