Nel 2020, durante un’intervista televisiva, l’astronauta italiano Luca Parmitano – veterano dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e comandante della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) – ha rivelato un dettaglio sorprendente: a novembre mentre si trovava nello spazio, sarebbe venuto a conoscenza dei primi casi di contagio da SARS-CoV-2.
Una dichiarazione apparentemente marginale, ma che ha fatto drizzare le antenne a chi segue con attenzione la cronologia e le incongruenze legate all’origine del COVID-19. Secondo le fonti ufficiali, infatti, il primo caso accertato di COVID-19 risale all’11 dicembre 2019 a Wuhan, in Cina. Non esistono conferme ufficiali di contagi precedenti. Come poteva dunque Parmitano essere a conoscenza dell’esistenza di un virus che ufficialmente non esisteva ancora?
Da questa contraddizione nasce un’ipotesi inquietante: e se il virus fosse stato progettato in laboratorio, con settimane – se non mesi – di anticipo rispetto allo scoppio ufficiale?
Il laboratorio di Wuhan e la pista bioingegneristica
Da tempo gli scienziati e analisti discutono sull’effettiva origine del SARS-CoV-2. Secondo un’ipotesi sempre più citata, il virus non si sarebbe diffuso in modo naturale da un mercato di animali vivi, come inizialmente dichiarato, ma potrebbe essere stato creato in laboratorio e deliberatamente rilasciato da una struttura ad alta sicurezza: il Wuhan Institute of Virology, noto per le sue ricerche avanzate sui coronavirus, in particolare quelli legati a pipistrelli e pangolini.
Quella del virus “artificiale” è stata a lungo derisa e classificata come teoria complottista, ma col tempo ha acquisito credito anche presso membri della comunità scientifica, agenzie di intelligence e persino alcuni organismi governativi. Se il SARS-CoV-2 fosse davvero il frutto di un progetto di bioingegneria, allora appare plausibile che determinati ambienti selezionati fossero già a conoscenza sia della sua preparazione sia della sua futura diffusione, ben prima che il mondo ne venisse colpito.
Perché scatenare una pandemia? A chi giova tutto questo?
Se accettiamo – anche solo per ipotesi – che il virus sia stato progettato e diffuso intenzionalmente, allora bisogna porsi la domanda chiave: per quale motivo? Quale sarebbe il vantaggio di provocare deliberatamente una pandemia globale, con milioni di morti, collassi sanitari, lockdown planetari e una crisi economica senza precedenti?
Qui si aprono diversi scenari, alcuni già circolati in ambienti alternativi e altri più speculativi ma logici se seguiamo la struttura di un piano deliberato. Ecco le ipotesi :
1. Ristrutturazione economica globale
La pandemia ha permesso di fermare il mondo, azzerare intere filiere industriali, distruggere piccole imprese e concentrare la ricchezza in mani sempre più ristrette. Colossi tecnologici e finanziari hanno visto crescere in modo esponenziale i propri profitti mentre milioni di persone scivolavano nella precarietà.
Ipotesi: creare un’emergenza globale per accelerare un cambiamento sistemico e favorire un nuovo ordine economico basato su digitalizzazione, controllo centralizzato e moneta elettronica.
2. Controllo sociale e sperimentazione di nuove forme di sorveglianza
Durante la pandemia, in moltissimi Paesi sono state adottate misure che fino a poco tempo prima sarebbero state impensabili: tracciamento digitale dei cittadini, pass sanitari, restrizioni di movimento, censura di opinioni dissenzienti, chiusura delle scuole, coprifuoco.
Ipotesi: la pandemia come esperimento di ingegneria sociale su scala globale, per testare fino a che punto le popolazioni sono disposte a rinunciare a diritti e libertà in cambio della “sicurezza sanitaria”.
3. Avanzamento dell’agenda biotecnologica
I vaccini a mRNA sono stati sviluppati, approvati e distribuiti in tempi record, segnando una svolta storica nella medicina. Tuttavia, c’è chi ritiene che la pandemia sia servita anche come trampolino per testare tecnologie biogenetiche su larga scala.
Ipotesi: utilizzare la crisi per accelerare l’accettazione di nuovi paradigmi biotecnologici, inclusi trattamenti sperimentali, tracciabilità biologica, e modifiche genetiche “preventive”.
4. Riduzione o riequilibrio demografico
Tra le ipotesi più inquietanti, figura quella secondo cui la pandemia da COVID-19 potrebbe essere stata utilizzata come strumento di gestione demografica, per rallentare la crescita della popolazione mondiale o modificarne la distribuzione in modo mirato. In ambienti geopolitici e think tank internazionali, il tema della “sovrappopolazione” è stato a lungo discusso come uno dei principali fattori di instabilità globale.
In questa prospettiva, il virus non avrebbe avuto solo un impatto sanitario diretto, ma avrebbe innescato una catena di effetti secondari: aumento della mortalità tra i soggetti fragili, crollo della natalità, crisi economiche locali, peggioramento della salute mentale e accesso ridotto alle cure per altre malattie.
Ma il punto più delicato riguarda i vaccini a mRNA, introdotti in tempi record e promossi su scala planetaria. Per alcuni analisti alternativi, i vaccini non rappresentano solo una risposta alla crisi, ma potrebbero essere stati parte della strategia complessiva, con effetti a medio e lungo termine ancora poco chiari o sottovalutati con possibili conseguenze:
- sulla fertilità, con studi preliminari che hanno sollevato preoccupazioni, poi smentite o minimizzate;
- sul sistema immunitario, con effetti collaterali rari ma documentati;
- su alterazioni genetiche o epigenetiche a lungo termine, ancora in fase di studio.
- sulla salute cardiovascolare, contribuendo a un aumento di cardiopatie e malori improvvisi.
In quest’ottica, la vaccinazione di massa rappresenterebbe la fase 2 del contenimento demografico, mascherata da emergenza sanitaria.
La domanda diventa quindi ancora più inquietante: le cure proposte (tachipirina e vigile attesa) facevano parte del piano?
5. Guerra ibrida o competizione geopolitica
Il virus potrebbe essere stato utilizzato – o sfruttato – come arma non convenzionale in un contesto di guerra fredda tra superpotenze. L’impatto economico e sociale non è stato uguale ovunque, e ha avuto effetti profondi su alleanze, economie e leadership globali.
Ipotesi: la pandemia come parte di una strategia di indebolimento geopolitico tra blocchi di potere rivali, attraverso una guerra invisibile combattuta con armi biologiche e disinformazione.
Se il virus è stato progettato e diffuso con intenzione, allora non è solo una tragedia sanitaria. È una delle operazioni più complesse e ciniche della storia contemporanea, orchestrata per ottenere potere, controllo e ridisegnare il mondo secondo nuovi equilibri.
Se la dichiarazione di Parmitano è stata davvero uno dei piccoli segnali sfuggiti al controllo della narrativa, allora potrebbe rappresentare una finestra su una realtà più complessa e inquietante di quanto ci sia stato finora raccontato.

La pandemia è parte di un piano più grande e noi stiamo solo aiutando a farli fare. Non ci credo che sia solo un caso, ma una strategia per controllare le masse.
Sempre più mi chiedo se non stiamo vivendo una gigantesca illusione di massa! È impossibile che tutta questa tragedia sia solo il risultato di un virus naturale. Qualcosa non torna, e credo che sarebbe importante indagare più a fondo per scoprire la verità.