Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha dichiarato che Israele ha finanziato la creazione del gruppo militante palestinese Hamas.
Questa affermazione è stata fatta durante un discorso all’Università di Valladolid in Spagna, dove Borrell ha sostenuto che tale finanziamento era un tentativo di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Fatah.
Borrell ha spiegato che, Israele ha finanziato lo sviluppo di Hamas come parte di una strategia per dividere i palestinesi e creare una forza di opposizione a Fatah. Questa dichiarazione riecheggia affermazioni precedenti secondo cui Israele avrebbe sostenuto Hamas per contrastare l’influenza dell’OLP negli anni ’80.
Il “Times of Israel”, un quotidiano online in lingua inglese con sede in Israele, fondato nel 2012 dal giornalista David Horovitz, ex direttore del Jerusalem Post scrive:
Per anni, i vari governi guidati da Benjamin Netanyahu hanno adottato un approccio che prevedeva la divisione del potere tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, mettendo in ginocchio il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas e adottando misure volte a sostenere il gruppo terroristico Hamas.
L’idea era quella di impedire ad Abbas, o a chiunque altro nel governo dell’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania, di procedere verso la creazione di uno Stato palestinese.
Così, nel tentativo di indebolire Abbas, Hamas è stato promosso da semplice gruppo terroristico a organizzazione con cui Israele ha intrattenuto trattative indirette tramite l’Egitto e a cui è stato consentito di ricevere iniezioni di denaro dall’estero.
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Il Times of Israel continua scrivendo:
Nel frattempo, dal 2018 Israele ha consentito l’ingresso a Gaza attraverso i suoi valichi di valigie contenenti milioni di dollari in contanti del Qatar, al fine di mantenere il fragile cessate il fuoco con Hamas, leader della Striscia.
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La maggior parte delle volte, la politica israeliana è stata quella di trattare l’Autorità Nazionale Palestinese come un peso e Hamas come una risorsa. Il parlamentare di estrema destra Bezalel Smotrich, ora ministro delle Finanze nel governo intransigente e leader del partito Religious Zionism, lo ha detto lui stesso nel 2015.
Secondo vari resoconti, Netanyahu avrebbe espresso un’opinione simile durante un incontro della fazione del Likud all’inizio del 2019, quando avrebbe affermato che coloro che si oppongono a uno Stato palestinese dovrebbero sostenere il trasferimento di fondi a Gaza, perché mantenere la separazione tra l’Autorità Nazionale Palestinese in Cisgiordania e Hamas a Gaza impedirebbe la creazione di uno Stato palestinese.
Sebbene Netanyahu non rilasci pubblicamente o ufficialmente questo genere di dichiarazioni, le sue parole sono in linea con la politica da lui attuata.
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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto le accuse mosse contro di lui, definendole “ridicole” e sostenendo che Israele ha trasferito fondi a Gaza esclusivamente per prevenire un collasso umanitario. Tuttavia, le sue dichiarazioni sulla necessità di operazioni finanziarie per salvaguardare il popolo palestinese appaiono contraddittorie e sfacciatamente ipocrite se si considera il genocidio in corso del popolo palestinese.
Le politiche israeliane sotto la guida di Netanyahu hanno mostrato un disprezzo sistematico per la vita umana e i diritti fondamentali dei palestinesi. La sua strategia machiavellica segue un copione preciso: sfruttare il conflitto per consolidare il potere e giustificare una politica di repressione.
Israele ha sostenuto indirettamente Hamas in passato, inizialmente per indebolire Al-Fatah e frammentare la leadership palestinese, per poi usare la stessa esistenza di Hamas come pretesto per attacchi militari e operazioni di controllo. L’obiettivo ultimo di questa manovra è creare le condizioni per l’espulsione progressiva dei palestinesi dalla loro terra, mantenendo un clima di guerra permanente che avvalora la narrazione di Israele come vittima e giustificare la sua occupazione.
Questa tattica ha consentito a Netanyahu di consolidare il potere, sia a livello interno che internazionale, facendo leva sulla paura e sulla continua percezione di minaccia.
Non si tratta di un semplice calcolo politico, ma di un piano cinico e spietato che ha trasformato Gaza in un laboratorio di guerra permanente. Israele permettendo il finanziamento e l’armamento di Hamas in passato, ha preparato il terreno per usare la sua stessa esistenza come pretesto per assedi, bombardamenti e repressione sistematica contro l’intero popolo palestinese. In questo modo, Netanyahu si è garantito la possibilità di demonizzare i palestinesi agli occhi del mondo e rafforzare la narrazione secondo cui Israele è costretto ad agire per difendersi.
Questa strategia ha avuto un impatto devastante non solo sui palestinesi, ma anche sul dibattito globale. Manipolando le dinamiche del conflitto, Netanyahu ha reso quasi impossibile ogni prospettiva di pace, mantenendo un clima di perenne instabilità per giustificare la prosecuzione dell’occupazione e l’espansione coloniale.
La comunità internazionale, inclusa l’Unione Europea, ha condannato queste azioni, con Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, che ha criticato duramente Israele per aver esacerbato la crisi umanitaria e ostacolato qualsiasi possibilità di pace. Borrell ha sottolineato che l’unica soluzione pacifica è la creazione di due Stati, una posizione che Israele ha storicamente contrastato.
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