Nel mese di febbraio 2025, la Cisgiordania ha visto un drammatico aumento delle violenze, con decine di palestinesi uccisi dalle forze israeliane. La tensione, che aveva già raggiunto livelli allarmanti nel 2024, non accenna a diminuire. Gli attacchi, le operazioni militari e gli scontri tra civili e soldati israeliani continuano a segnare profondamente la regione.
Il 9 febbraio 2025, il ministero della Salute palestinese ha confermato l’uccisione di due donne nel campo profughi di Nour Shams, tra cui una incinta all’ottavo mese. Inoltre, un giovane palestinese di 20 anni, Iyas Adli Fakhri al-Akhras, è stato ucciso durante un’operazione israeliana nella stessa area.
A partire dal 21 gennaio, l’operazione “Muro di Ferro” delle forze israeliane ha causato almeno 50 uccisioni palestinesi, tra cui una bambina di 2 anni. Inoltre, migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, con circa 20.000 residenti di Jenin e 6.000 di Tulkarem costretti a sfollare. Questi attacchi hanno danneggiato numerose abitazioni e infrastrutture vitali.
Dal 1° gennaio 2025, almeno 70 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania, un numero che continua a crescere a causa dell’intensificarsi delle operazioni militari israeliane. Le forze israeliane, pur giustificando le loro azioni come necessarie per la sicurezza, sono accusate di utilizzare un’eccessiva forza contro i civili palestinesi. L’alta mortalità tra i palestinesi è il risultato di attacchi aerei e operazioni di terra nei territori occupati da Israele.
Le organizzazioni internazionali, tra cui Medici Senza Frontiere e Save the Children, hanno espresso preoccupazione per l’escalation della violenza e l’alto numero di vittime tra i civili. Gli appelli per una de-escalation e per una maggiore protezione dei diritti umani in Cisgiordania si moltiplicano, ma finora non sono stati adottati provvedimenti concreti da parte della comunità internazionale.
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