La gestione dei casi internazionali da parte dei media italiani, specialmente quando si tratta di Israele, evidenzia in modo drammatico l’ipocrisia di fondo che domina il discorso pubblico. Gli articoli del Foglio offrono un esempio lampante di come due vicende analoghe vengano trattate con metri di giudizio radicalmente opposti, rivelando un atteggiamento che non solo distorce la realtà, ma che tradisce i principi di giustizia e imparzialità.
Nel caso della Russia, il mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro Vladimir Putin viene celebrato come un atto di coraggio e giustizia. L’articolo del Foglio non lascia spazio a dubbi: chi invade, uccide e deporta è un criminale di guerra. La narrazione, dura e inflessibile, sottolinea il ruolo della CPI come custode della moralità globale, un baluardo contro la barbarie che ristabilisce un ordine violato.
Eppure, quando la stessa Corte emette mandati contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, l’interpretazione cambia radicalmente. Qui, la CPI non è più la paladina della giustizia, ma uno strumento politicizzato che attacca la legittimità di Israele e rappresenta una minaccia per il “mondo libero”. Lo stesso tribunale che era stato esaltato per il suo coraggio contro Putin viene improvvisamente dipinto come un’istituzione distorta e manipolata.
Questo doppio standard è non solo moralmente insostenibile, ma profondamente inquietante. Quando Israele è coinvolto, le regole del gioco cambiano: le sue azioni, anche se contestate a livello internazionale, vengono giustificate con argomenti che ignorano sistematicamente il diritto internazionale e la realtà dei fatti sul campo. Deportazioni, bombardamenti su civili, restrizioni alla libertà di movimento, espropriazioni e occupazioni illegali, uccisione sistematica di minori e genocidio, diventano dettagli trascurabili nel quadro di una narrativa che dipinge Israele come un innocente baluardo democratico sotto attacco.
Questo atteggiamento ipocrita di difendere Israele a prescindere significa ignorare le sofferenze dei palestinesi, chiudere un occhio sulle violazioni sistematiche dei diritti umani e indebolire le istituzioni internazionali che dovrebbero garantire giustizia per tutti, non solo per chi gode del favore geopolitico dell’Occidente.
La narrativa dominante, che manipola i fatti per proteggere Israele, danneggia non solo la credibilità dei media, ma anche la possibilità di costruire un ordine globale giusto. È una drammatica dimostrazione di come la giustizia, quando piegata a interessi politici, perda il suo significato, lasciando spazio a un mondo in cui le vittime sono abbandonate e i potenti protetti.
https://www.ilfoglio.it/esteri/2023/03/17/news/la-russia-ha-un-presidente-ricercato-dall-aia-5075783
https://www.ilfoglio.it/esteri/2024/11/21/news/l-aia-inaugura-la-caccia-allo-stato-ebraico–7170818