Un episodio inquietante ha avuto luogo ad Altofonte, un comune siciliano situato a pochi chilometri da Palermo, dove è stata trovata una testa di cavallo mozzata. L’atto, che le autorità locali considerano una possibile intimidazione da parte della mafia, è stato scoperto nella proprietà di un imprenditore edile della zona, molto noto nella comunità. La testa dell’animale è stata lasciata sul sedile di un escavatore appartenente all’uomo, un imprenditore edile.
Il ritrovamento ha subito suscitato l’allarme, non solo per la crudeltà dell’atto, ma anche per il suo evidente intento intimidatorio. L’imprenditore, molto conosciuto in città, ha denunciato l’accaduto alla polizia, dicendo di aver ricevuto in precedenza minacce e avvertimenti. La polizia pensa che possa essere stato preso di mira perché si sarebbe rifiutato di pagare il pizzo o di ottemperare ad altre richieste della mafia.
Il ritrovamento della testa di cavallo mozzata ricorda una delle scene più celebri del film Il Padrino di Francis Ford Coppola, in cui un produttore cinematografico trova nel suo letto la testa mozzata del suo cavallo purosangue, un atto simbolico di minaccia violenta. Questo parallelo cinematografico ha sollevato un’ulteriore riflessione sulla persistenza di metodi mafiosi violenti e intimidatori in Sicilia.
Angela De Luca, sindaco di Altofonte, ha espresso shock e indignazione per l’accaduto, dichiarando che la comunità locale è rimasta profondamente turbata. “Ero pietrificata, non riesco a comprendere una tale barbarie”, ha affermato. “Questo atto sembra riportarci al Medioevo, con i suoi metodi inaccettabili.”
L’incidente ha suscitato una forte reazione anche a livello regionale, dove la crescente preoccupazione per il ritorno in libertà di più di 20 boss mafiosi, recentemente scarcerati dopo aver scontato la pena, ha alimentato il dibattito sul controllo mafioso del territorio e sulle sue pratiche intimidatorie.
Le teste di animali mozzate e i corpi smembrati sono da tempo tra le tattiche intimidatorie più comuni utilizzate dalla mafia siciliana, ben prima della celebre scena del film di Coppola. Gli investigatori sostengono che questa pratica ha lo scopo di terrorizzare le vittime, mirando a colpire anche i loro legami più cari, in particolare gli animali, ai quali molte persone sono profondamente legate emotivamente.
Un episodio simile si era verificato lo scorso maggio, quando una testa di capra venne trovata davanti all’abitazione di un imprenditore a Palermo, mentre nel 2023 una testa di maiale era stata appesa al cancello di una stazione di polizia in provincia di Messina. Tali atti, che testimoniano una brutalità e una crudeltà preoccupante, non fanno che alimentare il clima di paura e di impotenza che ancora oggi caratterizza molte aree della Sicilia.