Con profonda tristezza ho appreso della notizia riguardante una denuncia di cattiva condotta a mio carico, resa pubblica. Desidero chiarire che non c’è alcun fondamento nelle accuse mosse contro di me. Da oltre 30 anni lavoro in vari ambiti e non ho mai ricevuto denunce simili da parte di nessuno.
Queste le parole del procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, noto per aver emesso mandati d’arresto contro figure di spicco come:
- Benjamin Netanyahu – Primo Ministro di Israele, accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
- Benny Gantz – Ex Ministro della Difesa, coinvolto nelle operazioni militari contro Gaza.
- Gadi Eisenkot – Ex Capo di Stato Maggiore dell’IDF, accusato di aver supervisionato operazioni militari contro i civili.
- Avigdor Lieberman – Ex Ministro della Difesa, accusato di incitamento alla violenza e crimini di guerra.
- Moshe Ya’alon – Ex Ministro della Difesa, coinvolto in decisioni militari contro la popolazione civile.
Stando alle notizie riportate dai media, Khan sarebbe accusato di aver cercato, di costringere un’assistente a intraprendere una relazione sessuale, oltre a palpeggiarla contro la sua volontà.
Su questo, Khan ha dichiarato sui social: “Ho sempre incoraggiato chiunque sia vittima di molestie a farsi avanti e a denunciare tali comportamenti ovunque si verifichino”. Ha aggiunto che “questo è un momento in cui io e la Corte penale internazionale siamo oggetto di attacchi e minacce di varia natura”.
La donna coinvolta si sarebbe confidato con due colleghi presso la sede della Corte penale internazionale all’Aja, i quali avrebbero segnalato la presunta cattiva condotta all’inizio di maggio, secondo quanto riportato dall’Associated Press. L’organismo di controllo indipendente della corte ha affermato di aver già interrogato la donna e di aver concluso l’indagine in cinque giorni, senza mai interrogare lo stesso Khan.
Nel marzo del 2023, 12 senatori del Partito Repubblicano, il partito di Donald Trump, hanno inviato una lettera incendiaria alla Corte Penale Internazionale (CPI) minacciando ritorsioni qualora questa proseguisse le indagini contro Israele. Al centro delle critiche dei senatori vi è l’inchiesta della CPI sui crimini di guerra di Israele nei territori palestinesi occupati.
La lettera, guidata dal senatore Tom Cotton e firmata anche da Mitch McConnell, minaccia la Corte con conseguenze che vanno dalle sanzioni personali contro i funzionari della CPI al divieto d’ingresso negli Stati Uniti per essi e le loro famiglie. La presa di posizione riflette una visione del Partito Repubblicano secondo cui la CPI, organismo che gli Stati Uniti non riconoscono ufficialmente, avrebbe un pregiudizio anti-israeliano e una giurisdizione illegittima.
L’eco delle politiche di Trump appare evidente: durante la sua amministrazione, Washington ha più volte ostacolato e sanzionato la CPI, soprattutto in riferimento ad indagini su Israele e sulle truppe statunitensi in Afghanistan.
Trump ha promosso un modello di politica estera che rifiuta l’autorità di istituzioni internazionali percepite come minacce alla sovranità nazionale. In questo clima, i senatori repubblicani del 2023 hanno ripreso il linguaggio del loro leader, dichiarando apertamente che l’azione della CPI verso Israele, non sarà tollerata.
Le minacce dei senatori, tuttavia, lanciano un messaggio chiaro: per il partito di Trump, la difesa di Israele è incondizionata, anche a costo di intimidire un tribunale internazionale.