Negli ultimi anni, l’Italia ha intensificato la collaborazione con Israele nel settore della cybersicurezza, un ambito che ha attirato l’interesse di vari esponenti politici italiani, tra cui il senatore Maurizio Gasparri. Quest’ultimo è stato coinvolto nella Cyber Realm, una società di cybersicurezza controllata da un imprenditore israeliano, di cui è stato presidente con il compito di curare le relazioni istituzionali. Tuttavia, nonostante questo ruolo strategico, Gasparri non ha mai dichiarato al Senato la sua carica in azienda, pur essendo deputato a interfacciarsi con la politica italiana e svolgendo funzioni pubbliche nel contesto della difesa nazionale.
Inoltre, l’entourage di Cyber Realm includeva Arik Ben Haim, un ex dirigente dei servizi segreti israeliani. Di fronte alle domande di Report sul suo legame con figure legate all’intelligence israeliana, Gasparri ha mostrato segni di nervosismo. Dopo la denuncia dell’inchiesta giornalistica, il senatore ha rassegnato le dimissioni dalla presidenza della società, e i suoi soci israeliani hanno accolto la decisione per evitare ulteriori polemiche.
Questo scenario evidenzia possibili conflitti d’interesse, poiché Gasparri, oltre a far parte della Cyber Realm, ricopre anche il ruolo di membro della commissione difesa italiana. La sua società interagiva con aziende che operano per l’amministrazione pubblica, sollevando così il rischio di influenze esterne nelle questioni di sicurezza nazionale.
La questione diventa ancora più intricata se si considera che, qualche anno prima, Gasparri aveva espresso forti preoccupazioni in merito alla possibilità che Matteo Renzi affidasse il neonato dipartimento di cybersicurezza a Marco Carrai, un imprenditore del settore e suo amico d’infanzia. Carrai, infatti, era legato a personaggi di spicco della comunità israeliana, tra cui Jonathan Pacifici, imprenditore e membro della Wadi Venture, e Reuven Ulmaski, un ex agente dei servizi segreti israeliani e responsabile di alcune infrastrutture segrete di cybersicurezza.