In Israele, il partito ebraico di estrema destra al governo ha proposto una legge anti-conversione mirata alle missioni cristiane, scatenando proteste internazionali, soprattutto dagli Stati Uniti.
Netanyahu, pur promettendo di bloccare la legge, è al centro delle preoccupazioni riguardo a un’ulteriore limitazione della libertà religiosa. Il disegno di legge vieterebbe l’evangelizzazione, dichiarando illegali annunci riguardanti Gesù Cristo e i suoi insegnamenti, con possibili pene fino a due anni di reclusione.
Questa proposta ha generato tensioni, aumentate dalla recente riforma del sistema giudiziario legata alla politica. Crescono gli episodi di violenza contro i cristiani, con attacchi a chiese e luoghi di riunione. Le reazioni internazionali e nazionali sono state forti, con Netanyahu che afferma su Twitter che non passerà alcuna legge contro la comunità cristiana.
Tuttavia, il clima di tensione persiste, con proteste, arresti e atti di violenza che aumentano, alimentati anche dagli attacchi terroristici compiuti da estremisti ebrei contro luoghi cristiani. La situazione è ulteriormente aggravata dalle proteste contro la riforma giudiziaria, che hanno portato a un “Giorno della paralisi” con manifestazioni e scontri con la polizia, evidenziando un clima di crescente preoccupazione per la democrazia israeliana.