Il centro regionale per il cambio di sesso trova casa all’interno del policlinico universitario di Padova. A stabilirlo la Regione attraverso una apposita delibera che vede togliere la convenzione alla Casa di cura di Abano Terme.
All’Azienda Ospedaliera viene chiesto di predisporre un progetto per la presa in carico dei pazienti decisi a intraprendere il percorso di cambiamento di sesso e quindi sarà necessario decidere quali reparti e quali specialisti coinvolgere. Nella delibera della Regione si legge che
“l’Azienda ospedale-Università di Padova rappresenta la sede professionalmente più adeguata per il Centro di riferimento regionale per tali disturbi. L’azienda sanitaria dovrà porre particolare attenzione all’assistenza psicologica e ai trattamenti medico-chirurgici, farmacologici e terapeutici, valutando l’opportunità di collaborare con gli altri Centri di riferimento regionali e/o internazionali dotati di esperienza nella disfunzione di genere”.
LA POSIZIONE DEL GOVERNATORE
“È un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea” dichiara al ‘Gazzettino’.
“Debbo dire che l’assessore Manuela Lanzarin ha fatto un bel lavoro: io le avevo dato questo mandato e lei ha portato avanti questa partita. Onestamente la delibera era pronta da mesi, ma ho voluto fortemente che non fosse inficiata da periodi elettorali e da discussioni nazionali. Ho preferito aspettare un momento di pace, perché non ci fosse strumentalizzazione politica, dato che è una bella cosa. Per me è un segno di civiltà, un percorso che faccio assieme a tutti i veneti, anche sulla base delle apprensioni che ho raccolto. Conosco due persone che hanno intrapreso questo percorso e le ho viste in difficoltà già nella fase dell’orientamento. Non è un caso che a questo tema abbia anche dedicato un capitolo del mio libro “I pessimisti non fanno fortuna”. Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività, al rispetto umano. Occorre capire che non stiamo parlando di cose fantascientifiche o di comportamenti contro la natura. Si tratta fondamentalmente di pochi casi, che in un anno si contano sulle dita di una mano in Veneto, relativi a persone che non si riconoscono nel loro genere”.
E sulla scelta dell’Azienda Ospedaliera di Padova spiega:
“L’accademia ci dà totale tranquillità, perché il progetto sarà validato scientificamente. Una volta autorizzati dopo una lunga trafila, questi interventi chirurgici sono molto complessi, in quanto prevedono professionalità ad altissimo livello. Non è facile averle poiché ci vuole casistica, quindi immagino che ci sarà un’osmosi con professionisti a livello nazionale e internazionale. Grazie all’Università avremo una squadra di professionisti che potranno occuparsi anche di altri interventi importanti nell’area genitale”.
quando una minoranza diventa maggioranza. L’opposto di quanto successo
con i non vaccinati caro Zaia traditore seriale del Nord.