Durante una conferenza stampa, Donald Trump ha reagito con irritazione a una domanda su Jeffrey Epstein, il finanziere legato a scandali sessuali, deceduto in circostanze mai del tutto chiarite nel 2019. L’ex presidente ha definito l’argomento superato e ha criticato i media per non concentrarsi sulle emergenze attuali, in particolare sulla crisi in Texas.
Con tono seccato, Trump ha interrotto il giornalista: “State ancora parlando di Jeffrey Epstein? Di quest’uomo se ne parla da anni. Ora abbiamo il Texas, abbiamo questo, abbiamo tante altre cose”
Ha poi aggiunto: “non riesco a credere che venga fatta una domanda del genere in un momento come questo, in cui stiamo avendo alcuni dei più grandi successi e anche tragedie, con quello che è accaduto in Texas. Sembra quasi una profanazione”
La reazione ha evidenziato la volontà di Trump di distogliere l’attenzione dai temi controversi del suo passato, puntando invece su argomenti di attualità. L’episodio riflette una dinamica ricorrente nella sua comunicazione: l’uso di crisi nazionali per delegittimare domande scomode e farle sembrare fuori luogo o irrilevanti.
Spesso, quando qualcuno reagisce con così tanta irritazione e cerca di chiudere subito un discorso, può essere perché c’è qualcosa da nascondere o perché teme che certe rivelazioni possano avere conseguenze negative per sé o per persone a lui vicine.
Nel caso di Trump una reazione così veemente potrebbe effettivamente far pensare che ci sia qualcosa di più dietro, o che si voglia proteggere qualche interesse personale o di amici.