Al recente summit del G7 in Canada, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha parlato della situazione in Medio Oriente. Ha detto che secondo l’Unione Europea “l’Iran è la causa principale dei problemi nella regione”, ribadendo che “Israele ha il diritto di difendersi” dalle minacce.
Non una parola di condanna verso i crimini di Israele.
Non una parola sul genocidio in corso.
Non una parola sui 20.000 bambini uccisi.
Ursula von der Leyen dimentica o sceglie di ignorare alcuni fatti fondamentali.
Israele ha occupato militarmente una terra già abitata dai palestinesi e da oltre 70 anni conduce un processo sistematico di espropriazioni, repressione e violenza contro una popolazione sotto occupazione. In parallelo, ha compiuto numerosi attacchi militari contro territori sovrani come Siria, Iraq, Libano e Iran, senza alcun preavviso e al di fuori di qualsiasi mandato internazionale. Queste operazioni hanno colpito più civili che militari, più abitazioni che infrastrutture strategiche.
Oggi, a Gaza, Israele sta portando avanti una delle peggiori crisi umanitarie dei nostri tempi, con una campagna militare che ha causato decine di migliaia di vittime civili, tra cui donne, bambini, giornalisti, operatori sanitari e personale umanitario. Le testimonianze delle organizzazioni internazionali parlano chiaro: è in corso un genocidio.
Il diritto alla difesa non può essere invocato per giustificare crimini di guerra, punizioni collettive o attacchi indiscriminati contro la popolazione civile. Se l’Unione Europea intende essere una voce credibile per la pace, la giustizia e il diritto internazionale, deve condannare tutte le violazioni con la stessa fermezza, indipendentemente da chi le commetta.
Inoltre Israele è l’unico Paese al mondo a possedere un arsenale nucleare segreto, fuori da ogni controllo internazionale, con centinaia di testate atomiche.
E nessuno – nemmeno l’Europa – osa chiedere trasparenza, né tantomeno disarmo.
Nel 1986, Mordechai Vanunu, tecnico nucleare israeliano, rivelò al Sunday Times informazioni dettagliate sul programma atomico segreto di Israele, stimando che il paese possedesse circa 200 testate. Considerato un traditore, fu attirato con un inganno a Roma da un’agente del Mossad, rapito, trasferito illegalmente in Israele e condannato per spionaggio. Trascorse 18 anni in carcere, di cui 11 in totale isolamento. Dopo la scarcerazione, gli sono state imposte rigide restrizioni: non può lasciare il Paese, parlare con stranieri né discutere delle sue rivelazioni. Ancora oggi continua a subire pesanti limitazioni.
La sicurezza non si costruisce ignorando i morti di una parte e legittimando la violenza dell’altra.
La giustizia non può essere selettiva.
Smettetela di proteggere Israele e iniziate a proteggere gli umani.