Il rischio di contagio Covid all’aperto in uno studio di Cnr e Isac a Milano e Bergamo mette in discussione i metodi di previsione dei contagi per via aerea
Il legame tra Covid all’aperto e particolato nell’aria è stato oggetto di uno studio congiunto tra Isac, Cnr e Arpa Lombardia. Le conclusioni dei ricercatori pubblicate anche sulla rivista Environmental Research riguardano alcune delle domande più complesse. Quanto è probabile il contagio del Covid-19 per via aerea all’aperto in assenza di assembramenti? E’ vero che nelle città con maggiore inquinamento atmosferico, il particolato può aumentare i rischi di contagio? Le conclusioni interessanti pongono indirettamente degli interrogativi anche sull’obbligo della mascherina all’aperto, in assenza di assembramenti. Ma prima di fare deduzioni affrettate, ecco nel dettaglio qual è il rischio di contagio all’aperto secondo lo studio a Milano e Bergamo.
Milano e Bergamo sono le città dove la pandemia ha manifestato il maggior numero di focolai, anche se molti degli aspetti legati al Covid-19 sono ancora oggetto di studi scientifici. Ad esempio, non si sa ancora perché la propagazione dei contagi sia così irregolare tra le zone geografiche e di conseguenza quali sono i fattori più influenti. Lo studio ha cercato una risposta sul modo in cui il clima e il particolato presente nell’aria influenzano la trasmissione airborne (cioè attraverso particelle aeriformi) del Covid-19. Per farlo i ricercatori hanno analizzato i dati relativi agli ambienti esterni delle città di Milano e Bergamo e stimato la probabilità di contagiare il virus all’aperto. “Tra le tesi avanzate, vi è quella che mette in relazione la diffusione virale con i parametri atmosferici, ipotizzando che scarsa ventilazione e stabilità atmosferica e il particolato atmosferico presenti in atmosfera in elevate concentrazioni nel periodo invernale in Lombardia, possano favorire la trasmissione in aria (airborne) del contagio”, spiega Daniele Contini, ricercatore di Cnr-Isac (Lecce), in un comunicato del Cnr.