Un malore improvviso e fulminante non gli ha lasciato scampo, nonostante il pronto intervento del personale medico subito allertato dalla moglie Gabriella e dai figli Lorenzo e Francesco. Giovanni Battista Di Sauro, appena 64enne, è deceduto così, attorno alle 22 di mercoledì, nella sua casa di via Adua al quartiere Terminetto, lasciando nello sgomento la famiglia ed i tantissimi amici che adesso lo piangono.
Spirito gioviale e bonario oltre che grande lavoratore; questo era Giovanni Battista macellaio e ristoratore con la passione per il buon vino (era anche sommelier). “È accaduto all’improvviso appena dopo cena – racconta Lorenzo -. Papà si è seduto come d’abitudine sul divano e poi si è letteralmente spento, tanto è vero che ogni tentativo di rianimazione è risultato inutile. Niente faceva presagire un epilogo del genere perché, anche se da qualche anno soffriva per uno scompenso cardiaco, costantemente si sottoponeva a dei controlli”.
La città di Viareggio, l’Inter, il Carnevale e la buona cucina le sue più grandi passioni. Quest’ultima poi lo aveva spinto ad intraprendere l’attività di ristorazione con due locali molto noti in città, “Stuzzichino” prima e l’”Osteria 8 Etti e 12″ poi, che in città erano divenuti luoghi affermati e che erano serviti a Giovanni Battista anche per insegnare l’arte della buona cucina agli adorati figli Lorenzo e Francesco. “Il Carnevale, di cui conservava orgogliosamente tantissimi libri e riviste oltre al calcio, faceva parte della squadra del 90° Minuto che vinse, con Egisto Olivi in panchina, il campionato Uisp ad inizio anni 2000, racconta ancora Lorenzo -, erano sempre stati i suoi passatempo preferiti, in particolare poi da quando aveva deciso di prendersi una pausa dal lavoro. Ma non lesinava mai attenzioni e premure a mamma e ai suoi 3 nipotini, che amava tantissimo. Ci lascia il ricordo di una persona vera, positiva e disinteressata”.
Un ricordo toccante è anche quello dell’eterno amico Luca Arduini, fra i primi a giungere al capezzale della famiglia: “Ho perso un amico, forse il più importante che ci fosse. Un uomo gentile e disponibile con il quale ho avuto la fortuna di condividere la passione per il calcio. Il ricordo, fra i tanti che mi porterò dentro di lui, più personale che ho è di quando vincemmo il campionato allo stadio Dei Pini: fu il primo ad abbracciarmi quando misi a segno la rete che valse il campionato”.