Daria Dugina, 30 anni, commentatrice politica e figlia di Oleksandr Dugin, considerato l'”ideologo di Putin”, è morta a seguito dell’esplosione della sua auto alla periferia di Mosca.
Daria Dugina Sarebbe morta in seguito all’esplosione di un ordigno piazzato nell’auto che stava guidando, una Toyota Land Cruiser Prado di proprietà del padre sulla quale non c’erano altri passeggeri. L’esplosione ha distrutto l’auto. La tragedia è avvenuta vicino al villaggio di Bolshie Vyazemy. Secondo alcuni media, lo stesso Dugin stava viaggiando con un’altra auto dietro la figlia e avrebbe assistito alla morte della figlia.
Il corpo carbonizzato della vittima è stato recuperato dai soccorritori giunti sul posto. In alcuni video diffusi in rete si vede Dugin disperato, con le mani nei capelli, a pochi metri dall’auto in fiamme.
Il politologo, filosofo e personaggio pubblico russo Alexander Dugin è stato ricoverato in ospedale. Lo ha annunciato nel suo canale Telegram il politologo Sergei Markov. “Il povero Alexander Dugin. Adesso è in ospedale.” ha scritto. Markov ha anche espresso le condoglianze al suo collega in relazione alla morte di sua figlia.
mi associo alle condoglianze per la perdita di una figlia. Anche se sono solo
ipotesi , ritengo probabile si volesse colpire proprio lei, aiutati dalla
tecnologia moderna perfezionata nei minimi particolari. Robot ed altre diavolerie ………..
Un paio di considerazioni: piazzare un’autobomba richiede un controllo marcato del territorio, primo, secondo la vettura non è esplosa all’atto dell’accensione dove non puoi prevedere chi ci sarà a bordo, bensì è esplosa in movimento ed è quindi ragionevole pensare che chi ha azionato l’innesco sapesse chi si trovava a bordo in quel momento.
Certo che in Russia stanno avvenendo delle strane morti, prima quelle di alcuni oligarchi e dei due manager di VKontakte (se non sbaglio 8 in tutto) e ora questa che è però palesemente un omicidio.
Oltretutto in perfetto stile mafioso con il quale, solitamente, si vuole mandare un preciso messaggio, uccidendo anche chi non c’entra niente, allo scopo di ottenere qualcosa da chi viene colpito negli affetti o di incutere terrore (ma la mafia probabilmente è solo il braccio e non la mente).
Alcuni sostengono che il vero bersaglio fosse il padre, scampato fortuitamente all’attentato. Ma personalmente non lo credo, questi sono professionisti.
Aleksandr Dugin è contro il WEF e di certo l’uccisione della figlia non contribuisce a fargli cambiare idea.
Per ora l’unica ipotesi logica che mi viene da fare è che non potendo colpire direttamente Putin o i suoi familiari, stiano iniziando a fare “terra bruciata” intorno a lui, ovvero, se stai dalla sua parte subirai la stessa sorte di Dugin (e degli altri).
Se c’è un’arma di ricatto che funziona sempre è proprio questa, colpire gli affetti.
Anche se non è in diretta correlazione, mi ha fatto ritornare in mente quando, nell’intervista di Oliver Stone, Putin, riferendosi alla sua candidatura a presidente, dice: “C’era una sola cosa fissa nei miei pensieri, come proteggere le mie figlie” (e la mia famiglia) in caso di dimissioni, in quanto non avrebbero più avuto le guardie del corpo.
Le mie più sentite condoglianze per la sua immensa perdita.
Prego per quel povero uomo. Che Dio lo aiuti.
Sua figlia è già fra i martiri, in Paradiso.