Nel silenzio generale dei media e nella distrazione dell’opinione pubblica, il governo Meloni ha accettato una delle decisioni più gravi per il futuro economico e politico del paese: destinare il 5% del PIL alla difesa e alla sicurezza entro il 2035, in ossequio alla nuova direttiva NATO fortemente voluta dagli Stati Uniti e dal loro presidente Donald Trump.
💰 100 Miliardi per le Armi, con i Conti Pubblici al Collasso
Il 5% del PIL equivale a oltre 100 miliardi di euro all’anno. Per capirci, è più di quanto lo Stato italiano spende per la scuola. È dieci volte il bilancio del Ministero della Cultura. E supera l’intera spesa per gli investimenti pubblici in infrastrutture civili.
Come si può giustificare una cifra simile mentre l’Italia:
- ha un debito pubblico tra i più alti d’Europa (oltre il 140% del PIL);
- fatica a finanziare la sanità, con ospedali al collasso e carenza cronica di personale;
- ha una delle pressioni fiscali più alte dell’OCSE;
- registra un tasso di natalità da minimo storico e un’emigrazione giovanile drammatica?
L’obiettivo del 5% si spaccia come spesa per la “sicurezza”, includendo cyberdifesa, infrastrutture e protezione civile. Ma si tratta in gran parte di un rebranding semantico per legittimare un’escalation di spese militari inaccettabile.
Parlare di “sicurezza” in senso ampio serve solo a rendere più digeribile all’opinione pubblica una militarizzazione progressiva della spesa pubblica. Un paese che non garantisce il diritto alla salute, allo studio, a un lavoro dignitoso e a una casa sicura non è affatto un paese “sicuro”, anche se spende miliardi in caccia F-35 o basi NATO.
La spinta verso l’aumento delle spese militari arriva da Washington, non da Bruxelles. E ancora una volta, l’Italia si accoda. Anziché rafforzare la propria autonomia strategica o investire in una vera difesa europea, l’UE si frammenta e si piega agli interessi geopolitici USA, diventando un semplice “fornitore di stabilità” al di là dell’Atlantico.
La NATO oggi appare sempre meno come un’alleanza difensiva e sempre più come uno strumento politico-militare di dominio americano in Europa.
Chi ha deciso che l’Italia debba destinare il 5% del PIL alla difesa? Il Parlamento? I cittadini? Un referendum? Nulla di tutto questo. L’annuncio è arrivato in un vertice estero, tra pochi leader, con la promessa di “flessibilità interpretativa” e “obiettivi di lungo termine”.
Una promessa a nome del popolo italiano senza alcuna discussione pubblica, senza trasparenza, senza democrazia.
Opporsi è un dovere civico
L’Italia non può permettersi di destinare 100 miliardi all’anno alle armi, mentre la scuola cade a pezzi e la sanità è al collasso. Non è una questione di ideologia: è una questione di priorità, dignità e buon senso.
Chi oggi non solleva dubbi su questa deriva armata, domani non potrà dire di non sapere.
