Una marcia pacifica per la Giornata internazionale delle donne, l’8 marzo 2025, si è trasformata in un episodio di violenza a Berlino.
La polizia tedesca ha caricato con brutalità un gruppo di donne che manifestavano a favore della causa palestinese, colpendole con pugni e manganelli. Le manifestanti, riunite per celebrare la ricorrenza e sensibilizzare sulla questione palestinese, sono state improvvisamente aggredite dagli agenti, che hanno disperso il corteo senza evidenti provocazioni, secondo quanto riferito dai presenti. L’episodio ha lasciato sgomenti partecipanti e osservatori, con diverse donne contuse e un clima di tensione palpabile.
Non è la prima volta che la polizia tedesca si rende protagonista di azioni violente. Negli ultimi mesi, le proteste pro-Palestina sono state ripetutamente represse con forza. A febbraio 2025, ad esempio, un corteo è stato attaccato dopo che i manifestanti hanno intonato slogan in arabo, una pratica vietata da una norma introdotta ad aprile 2024. L’arabo, insieme ad altre lingue, è stato bandito da una norma introdotta nell’aprile 2024 dalla polizia di Berlino, che limita discorsi, cori e musica durante le proteste solo alla lingua tedesca e inglese. Una restrizione che molti denunciano come un atto di censura culturale mirato a soffocare voci dissidenti
Il targeting delle donne non è una novità. A novembre 2024, durante una manifestazione pacifica per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la polizia ha usato spray al peperoncino e ha preso a pugni la folla. Una giornalista, chiaramente identificata, è stata spintonata, mentre uno degli organizzatori è stato brutalizzato dagli agenti. Questi episodi hanno sollevato critiche sulla gestione dell’ordine pubblico nella capitale tedesca.
A denunciare il clima repressivo è intervenuta anche Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi occupati. Dopo l’annullamento improvviso di due sue conferenze in Germania, ha dichiarato: “Devo ammettere che circa 75 ore in questo paese mi hanno reso piuttosto nervosa. Non ho mai provato questa sensazione di mancanza di ossigeno che provo qui.” Le sue parole trovano eco in un contesto più ampio: leggi recenti che incoraggiano la delazione di familiari e amici per presunte idee “complottiste” stanno alimentando il timore di un’erosione democratica.
A Berlino, la repressione di proteste pacifiche e la violenza contro le donne sollevano interrogativi urgenti. In un paese che si è sempre vantato dei suoi valori democratici, gli ultimi eventi dipingono un quadro inquietante, lasciando aperte domande sul futuro delle libertà civili in Germania.
Stiamo attenti alla nuova Germania appena tornata militarista.
Quel Paese è sempre stato una democrazia falsa come una banconota di trenta euro, ma, dall’epoca Covid, non si sono più nemmeno nascosti dietro il dito dello Stato di diritto. Ricordo l’attivista israeliana “Dea”, nata in Italia, orrendamente brutalizzata dalla stessa poliZEI in una manifestazione contro l’impostura Covid.