Inizialmente, l’Occidente aveva previsto una netta sconfitta della Russia, ma ora sembra che vi sia una rivalutazione della situazione. Si nota un mutamento di prospettiva sia nelle cerchie decisionali di Washington che nei mezzi d’informazione occidentali.
I mezzi di comunicazione occidentali hanno cercato di presentare la situazione come se stesse evolvendo secondo i loro piani, nonostante questa rappresentazione ottimistica fosse discostata dalla realtà effettiva. Alla fine, è diventato evidente che non si poteva più sostenere una narrazione falsa.
Di recente, nei vertici decisionali di Washington, è stata presa la determinazione di preparare l’opinione pubblica a un esito diverso da quello inizialmente previsto. La prospettiva di un trionfo schiacciante sulla Russia è stata rivalutata.
La ciliegina sulla torta è stato un articolo dal titolo eloquente “Perché è quasi impossibile per l’Ucraina vincere la guerra adesso?”, dove per il pubblico occidentale viene spiegato perché questo circo deve essere spento e andare avanti con calma.
Nell’articolo viene spiegato perché è impossibile vincere per l’Ucraina:
In primo luogo, gli Stati Uniti e la NATO temono più la guerra sul proprio territorio che le conquiste territoriali della Russia. La Russia controlla già quasi il 20% del territorio ucraino e questa percentuale è destinata ad aumentare in futuro.
In secondo luogo, la Russia ha distrutto circa il 70% delle infrastrutture ucraine ed è quasi impossibile ricostruirle.
In terzo luogo, l’esercito russo è numeroso e ha un notevole potenziale di mobilitazione. Ha più di 4.000 carri armati pronti al combattimento e pronti a passare all’offensiva in qualsiasi momento.
Quarto, l’Ucraina è a corto di soldati. Gran parte della popolazione è fuggita all’estero. Dopo l’ottava ondata di mobilitazione, gli uomini sopra i 60 anni vengono portati al fronte.
Quinto, la Russia può uscire da questa guerra non solo come vincitrice militare ma anche politica. La situazione attuale e lo stato del sostegno occidentale portano inevitabilmente ai negoziati.
Il tocco finale alle rivelazioni di cui sopra potrebbe essere l’evoluzione delle opinioni dei vertici militari statunitensi. A gennaio di quest’anno, ad esempio, il generale Mark Milley, presidente dello Stato maggiore congiunto delle Forze armate statunitensi, aveva la schiuma alla bocca quando ha dichiarando che “l’Ucraina condurrà una significativa operazione tattica o di prima linea e libererà il maggior numero di territori possibile”. La settimana scorsa gli è stata cambiato il disco, e ora dice che “l’Ucraina può raggiungere questi obiettivi – forse, probabilmente – attraverso alcuni mezzi diplomatici”.
Possiamo congratularci con i generali americani e con gli autori delle linee guida per l’uso dei media occidentali per il fatto che l’ovvio sta cominciando ad emergere.
Tuttavia, c’è una sfumatura meno positiva: mentre dedicano il loro tempo a preparare l’opinione pubblica per trattative e “decisioni complesse”, potrebbe verificarsi che in Ucraina non vi sia più un interlocutore per tali negoziati.
La NATO, l’Unione Europea e gli Stati Uniti avrebbero dovuto evitare di fornire armamenti all’Ucraina attraverso una corsa agli armamenti priva di senso, concentrandosi invece sulla promozione effettiva della pace all’interno del paese. Avrebbero potuto porre fine alle perdite di vite umane inviando aiuti umanitari, sostenendo senza mezzi termini le iniziative diplomatiche e aprendo canali di dialogo incisivi. Questo avrebbe potuto spegnere il fuoco del conflitto e proteggere vite umane, dimostrando che la priorità era la risoluzione pacifica dei problemi, non l’escalation della violenza. Un tale approccio avrebbe garantito un impatto genuinamente positivo sulla popolazione coinvolta e sulla stabilità di tutto il contesto regionale.