L’ultimo post su Facebook ricorda la sera di mercoledì scorso, alla presentazione del libro di un caro amico sulla terrazza del Museo Revoltella, tra risate e scambi di battute tra uomini che il teatro e il senso del ritmo ce l’hanno dentro. Avrebbe dovuto tornarci, su quella terrazza, il prossimo 3 agosto, questa volta a presentare il suo di libro, l’ultimo, “Trieste senza bora”, in cui aveva scelto di parlare della sua città da una prospettiva diversa: tre racconti in cui i protagonisti si trovano immersi in una dimensione immobile e lattiginosa, quasi d’attesa di qualcosa, di un evento, di un incontro.
E nell’ultimo non poteva mancare la pittrice che l’aveva stregato, Leonor Fini, con la sua capigliatura furiosa e i suoi adoratori, di cui questa volta lui aveva scelto di immaginarsi figlio, anzi figlio-gatto, come a lei sarebbe piaciuto. I racconti della città senza il suo vento erano nati durante una residenza artistica alla Casa degli scrittori di Pisino e in uno di loro compariva anche Tadeusz Kantor, stranito per le strade di Trieste dal fantasma del padre. Lui, visceralmente triestino, che della sua città amava la lingua, i personaggi, le contraddizioni, il sole, il mare, il sapersi godere la vita, aveva scelto di rappresentarla nelle pieghe più inedite, mai da titolo di telegiornale.
Quella presentazione non si farà. Corrado, il “nostro” Corrado Premuda, ci ha lasciato improvvisamente, a 48 anni, per un malore. Solo pochi giorni fa era a Cagliari, ancora una volta sulle tracce di Leonor. Un gruppo teatrale sta provando la messinscena di un suo testo dedicato alla pittrice e gli aveva chiesto di assistere alle prove. Era tornato pieno di entusiasmo da quella trasferta e nell’attesa di veder e la piéce in palcoscenico, il prossimo autunno, progettava una festa in maschera per il compleanno di Leonor, il 30 agosto, un’altra celebrazione dell’artista-trasformista di quelle che organizzava alla Stazione Rogers, chiamando a raccolta amici, attori, esperti a sviscerare ogni aspetto della complessa, ingombrante, sfuggente figura femminile che l’aveva stregato. Al punto da raccontarla anche in una versione per bambini, nel libro “Un pittore di nome Leonor”.