«Il documento – scrive La Verità – formalmente, serve ad aggiornare le modalità di verifica dell’obbligo vaccinale e della carta verde. Nella realtà, e senza tanti giri di parole, all’articolo 1 (comma b) spiega che la blockchain sottostante il lasciapassare, una volta somministrata la dose di richiamo successiva al ciclo vaccinale, durerà 540 giorni. Al termine dei quali la piattaforma nazionale provvederà in automatico a emettere un secondo green pass, anch’ esso valido per altri 540 giorni. In tutto farebbe 1.080 giorni, la bellezza di quasi tre anni. Attenzione. Nulla dice che ci si ferma lì. L’automatismo dovrebbe poi essere interrotto. Ma nel testo del dpcm non c’è alcuna traccia di una tale intenzione.
Con amara ironia, il quotidiano replica a «coloro che si lamentavano ritardi nelle multe agli over 50 non vaccinati, ecco la risposta. C’è tutto il tempo necessario (540 giorni rinnovabili all’infinito) per fargli arrivare a casa il bollettino da pagare. Altro che stop all’obbligo il 15 giugno». Il timore è evidente: la proroga in automatico “è un tassello del progetto più ampio: rendere permanente la carta verde, al di là di ogni natura emergenziale e persino sanitaria».
Roberto Speranza riconosce che ormai l’emergenza non esiste più ma rifiuta di mollare la tessera verde con la scusa del «gradualismo» E l’immunologa Antonella Viola applica il modello pandemico alla crisi energetica: obblighiamo gli italiani a consumare meno.
La linea politica ricorda molto quella espressa, alla fine dell’Ottocento, dai socialisti britannici della Fabian society: niente palingenesi rivoluzionarie, niente colpi di mano. Per costruire con successo l’utopia serve un approccio graduale in modo che le nazioni, quasi naturalmente, si adeguino al nuovo ordine. Ecco, con il green pass sta funzionando più o meno in questa maniera: lo abbiamo introdotto quasi in sordina, spacciandolo per uno strumento di facile digestione con cui garantire un minimo di sicurezza in più, e continuiamo a tenercelo, contando sul fatto che la popolazione si sia ormai abituata.
Roberto Speranza è stato pittuosto chiaro a riguardo: «Penso che dobbiamo valutare passo dopo passo», ha detto. «L’impegno del governo è quello di superare lo stato d’emergenza. E superare lo stato d’emergenza non significa d’un tratto magicamente essere fuori da ogni vincolo, perché il Covid continua ad essere una sfida con cui fare i conti».
Lo scenario che il ministro della Salute dipinge sembra prevedere una sorveglianza con diverse sfumature d’intensità. «Siamo molto più forti rispetto al passato perché abbiamo fatto una bellissima campagna di vaccinazione», ha spiegato domenica. «Avere oltre il 91% di persone che ci hanno seguito in questa campagna di vaccinazione mette il nostro Paese in condizioni molto diverse rispetto al passato e noi stiamo piegando questa curva di omicron grazie ai vaccini senza chiusure generalizzate».
Sintesi interessante: da una parte Speranza fa presente che la situazione sanitaria è migliore rispetto al passato grazie alle misure costrittive; dall’altra evoca ancora lo spettro della chiusura totale. Un po’ come dire: il lasciapassare e le restrizioni sono un male minore rispetto al disastro che potrebbe profilarsi. Attenti poi alla conclusione del suo discorso: «Proseguirà il confronto tra di noi nel governo e fra governo e Parlamento, e valuteremo la strada migliore», dichiara il ministro, «ma il percorso è ancora, per quanto mi riguarda, un percorso di fiducia verso una fase nuova ma di gradualità perché questo è il metodo che ci siamo dati e finora ha portato a risultati che sono sotto gli occhi di tutti».
Certo: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, e mostrano chiaramente che la carta verde è totalmente inutile, tanto che è ancora operativa soltanto qui e che la curva dei contagi sta leggermente rialzando la testolina pur in assenza di aperture. Eppure il ministro sostiene che il lasciapassare debba rimanere attivo. Certo, magari nelle prossime settimane si potrà depotenziarlo un pochino, tuttavia eliminarlo non si deve: sempre meglio mantenere un approccio «gradualista», anche se stiamo andando verso la stagione calda, e se c’è un momento in cui avrebbe senso allargare le maglie è esattamente questo.
Non vogliamo essere troppo pessimisti, ma ci sembra che il giochino sia il seguente: si temporeggia sulla cancellazione della tesserina, magari ne si riduce un filo la portata (ad esempio si lasciano liberi i cittadini di sedersi nei tavoli esterni dei locali), però la si tiene a portata di mano. Così – qualora i contagi che la carta verde non ha eliminato dovessero risalire – si avrà gioco facile a dichiarare: visto che il green pass serve ancora? In questo modo, lo strumento che doveva essere emergenziale e temporaneo diviene permanente e strutturale. E potrà agevolmente essere utilizzato ad ampio raggio.
Qualche indizio del fatto che ci si possa incamminare su questa strada già lo vediamo. Ieri, ad esempio, la dottoressa Antonella Viola ha firmato un suggestivo commento sulla Stampa dedicato al conflitto in Ucraina e alle sfide che esso pone all’Italia. Si tratta della stessa studiosa che, qualche tempo fa, affermava convinta: «I politici non possono mettere in discussione quello che dicono i medici». Resta da capire perché, invece, lei che è immunologa possa discettare serenamente di politiche energetiche, ma sorvoliamo.
La tesi della dottoressa è cristallina: non dobbiamo tornare alle centrali a carbone, dice, perché «minacciano la salute». Che fare dunque per sopperire all’eventuale mancanza di gas e petrolio di provenienza russa? Ecco la soluzione: «Se durante la pandemia abbiamo obbligato gli italiani a restare chiusi in casa per mesi, perché in una situazione di emergenza energetica non chiedere loro di risparmiare energia? […] Credo che gran parte degli italiani preferirebbero consumare meno, fare qualche rinuncia in più, pittuosto che rivedere attive le centrali a carbone».
Visto? Tutto è estremamente lineare: se siamo riusciti a recludere in casa gli italiani con la scusa dell’emergenza sanitaria, se siamo stati in grado di imporre tramite il green pass la segregazione di centinaia di migliaia di persone, perché non potremmo, domani, imporre la riduzione forzata dei consumi? Se nel pieno dell’emergenza tutto è possibile, non resta che prolungare l’emergenza all’infinito o sostituire un’emergenza con un’altra: prima il virus, in seguito la guerra, quindi la fine dell’umanità causata dal riscaldamento globale.
Si agita lo spauracchio della potenziale catastrofe e si chiede un piccolo sacrificio, un «male minore» per evitare il «male assoluto». Così gradualmente, un giorno alla volta, l’eccezione diviene normalità, la guerra diviene pace, e la schiavitù libertà. Per il nostro bene, ovviamente.
Mattarella Draghi Speranza e tutti quelli opportunisti che stanno al governo, siate maledetti.
E Infatti speranza è un Fabiano di discendenza.Questa gente può solo ringraziare che gli italiani sono un popolo stupido e imbelle, altrimenti a quest’ora draghi e compagni penzolavano in mezzo a qualche piazza
🤮
Bene, c’è tutto il tempo per scappare da un paese governato da vili affaristi . Se si dichiara guerra chiudendo i boccaporti , la volontà e’ di colpire il popolo ,farlo ammalare ,eliminarlo , mica badare alla sua salute.