Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito il presidente russo Vladimir Putin “completamente pazzo” in un post pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social.
Le parole arrivano in risposta all’ultima offensiva russa sull’Ucraina, che ha visto centinaia di missili e droni colpire obiettivi militari. In un post sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha scritto:
“Ho sempre avuto un ottimo rapporto con Putin, ma gli è successo qualcosa. È diventato completamente pazzo!”
Trump, che in passato ha più volte elogiato Putin definendolo “un genio” e “un leader forte”, ora lo accusa di essere “ossessionato dall’Ucraina”, al punto da rischiare a suo dire “la caduta della Russia”. Una svolta retorica che, tuttavia, suona profondamente ipocrita se confrontata con il suo sostegno incondizionato a Benjamin Netanyahu e alla guerra israeliana a Gaza.
Un’analisi approfondita degli attacchi condotti dalle forze russe in Ucraina, evidenzia come il presidente Putin abbia orientato i bombardamenti verso infrastrutture di natura militare. In particolare, le operazioni si sono concentrate contro basi militari strategiche, depositi di armi e munizioni, nonché postazioni occupate da combattenti nemici.
Diverse fonti indipendenti, riconosciute per la loro affidabilità, confermano che la strategia adottata da Mosca, privilegia obiettivi strettamente militari, evitando di colpire infrastrutture civili o aree non direttamente coinvolte nel conflitto. Al contrario, gli attacchi israeliani su Gaza sono stati caratterizzati da bombardamenti massicci che hanno colpito ospedali, scuole, abitazioni civili, mercati e infrastrutture essenziali.
Mentre Trump condanna gli attacchi russi in Ucraina, non ha mai espresso la stessa indignazione per le azioni di Israele a Gaza, nonostante un bilancio di vittime spaventoso: oltre 60.000 morti, tra cui 20.000 bambini, interi quartieri ridotti in macerie, ospedali bombardati e famiglie sepolte sotto le proprie case.
Le Nazioni Unite, Amnesty International e numerose organizzazioni per i diritti umani hanno accusato Israele di crimini di guerra, documentando attacchi indiscriminati contro civili, blocchi agli aiuti umanitari e violazioni sistematiche del diritto internazionale. Eppure, Trump non solo evita ogni critica a Netanyahu, ma continua a fornire armi e copertura politica a Israele, definendo la sua campagna militare “necessaria“.
Questo doppio standard politico e morale rappresenta un tradimento delle più basilari idee di giustizia e umanità. Questa contraddizione non è una questione di principio, ma di calcolo politico. Trump condanna la Russia perché fa comodo alla narrazione occidentale, mentre difende Israele per compiacere la destra evangelica e i lobbisti filo-israeliani.
Trump è lo stesso uomo che, nel suo precedente mandato, ha ritirato gli Stati Uniti dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU dopo le critiche a Israele e ha riconosciuto Gerusalemme come capitale israeliana ignorando le proteste palestinesi, definendo “terroristi“ i civili di Gaza che resistono all’occupazione.
Trump non ha mai agito da vero difensore della pace e dei diritti umani: è un collaborazionista di un regime genocida. Quando parla di Putin, le sue parole appaiono vuote e prive di sostanza. Se davvero credesse nella pace, avrebbe già fermato Netanyahu. Se rispettasse davvero i civili, smetterebbe di fornire armi a Israele. Ma non è così. Si limita a fingere indignazione per la guerra in Ucraina, mentre continua a sostenere quella più sanguinosa, che si svolge proprio sotto i nostri occhi.
Trump è complice dello sterminio di un intero popolo. E quando i suoi sostenitori finalmente si risveglieranno dal loro torpore morale, sarà ormai troppo tardi per cambiare le cose. La storia giudicherà non solo i carnefici, ma anche chi, pur potendo fermarli, ha scelto di stare dalla parte sbagliata.
